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Fabrica di Roma in Provincia di Viterbo |
Fabrica di Roma dista 26 km da Viterbo, a circa 300 mt. sul livello del mare, sulle pendici orientali dei Cimini, in un territorio collinoso e ricco di boschi. Oltre alla tradizionale economia agricola, Fabrica di Roma ha un buon numero di aziende che producono manufatti in ceramica. Si suppone che Fabrica di roma sia stata fondata dagli abitanti fuggiti dalla vicina Falerii Novi. Fabrica di roma è menzionata per la prima volta in un documento ecclesiastico dell'XI sec. Dal XII secolo Fabrica di roma appartenne in buona parte ai monaci di Castel S. Elia. Nel XIII sec. divenne possedimento dei Prefetti di Vico, quindi passò agli Orsini e poi all'Ospedale di S. Spirito. Dopo alterne vicende Fabrica di Roma passò ai Colonna e poi ai Farnese che la inclusero nel Ducato di Castro. Nel 1649 tornò al dominio della Chiesa. Ancora oggi si possono ammirare i resti dell'abitato romano di Falerii Novi, con la sua cinta muraria ben conservata e intercalata da numerose torri e la bella chiesa romanica di S. Maria di Falleri. Nel centro storico di Fabrica di Roma nella piazza del Duomo, si eleva il Palazzo-castello che per oltre un secolo (1539-1649) è appartenuto alla famiglia Farnese che trasformò il complesso fortificato in residenza. Fabrica di Roma custodisce un piccolo ma interessante centro storico, ricco di importanti monumenti eretti dalle famiglie che nei secoli l'hanno dominata. Tutta la zona fu abitata già nel Neolitico ma il periodo più fiorente venne raggiunto con i Falisci, dei quali rimangono moltissime testimonianze. Poi arrivarono gli Etruschi che, inevitabilmente furono ora rivali ora alleati contro i Romani. La furia dei Romani sottomise gli Etruschi e li costrinse ad abbandonare gli insediamenti meno accessibili per costruire una nuova Città Falerii Novi. Nel medioevo i Di Vico segnarono un periodo di forte dominio su tutto il territorio costruendo rocche e castelli ovunque e già nel XIII sec. si impadronirono del piccolo paese, fino allora appartenuto alla Chiesa, e vi costruirono una rocca. Nel 1383, su ordine del pontefice Urbano VI, i Di Vico vennero cacciati ed il paese di Fabrica di Roma venne nuovamente incamerato dalla Chiesa. Con la nomina a papa Sisto IV, Francesco Della Rovere prese il controllo dello Stato Pontificio e come tutte le precedenti, e successive famiglie, pensò bene di distribuire i feudi, ad esso appartenenti, agli emeriti parenti cosicché Fabrica di Roma passò a Lucrezia della Rovere. Il ducato passò sotto il controllo del figlio Pier Luigi, da lui nominato Duca, e, Fabrica, come gli altri feudi, visse un lungo periodo di splendore che durò fino 1649 quando, con la distruzione di Castro, tutte le proprietà dei Farnese vennero ancora una volta assoggettata alla S.Sede sotto il controllo della Camera Apostolica. Ancora oggi si vedono le possenti mura perimetrali lunghe oltre due chilometri che proteggevano l'abitato di Fabrica di Roma con 50 torri. Grazie alla via Amerina, che si distaccava dalla via Cassia tagliando l'Agro Falisco fino a raggiungere Amelia, Falerii si estese notevolmente e divenne ricca ed importante, tanto che fu sede vescovile già nel V sec. Con il crollo dell'Impero Romano d'occidente la Tuscia venne sottomessa dalla ferocia dei Barbari e gli abitanti di Falerii Novi si videro costretti a rifugiarsi sui precedenti insediamenti, difesi dai dirupi naturali. Inizia qui l'agonia della città che pian piano venne abbandonata. Col tempo anche i Benedettini abbandonarono la città di Fabrica di Roma e la proprietà passò in mano a vari proprietari tra cui i Farnese che la inclusero nel ducato di Castro. Ancora oggi i resti di Falerii Novi rappresentano una grande testimonianza storica dove sono stati trovati innumerevoli reperti e nel sottosuolo esistono tombe e cunicoli. Lungo i ripidi fianchi del grande bianco di peperino, su cui si arrocca il centro storico, solo poche tracce testimoniano visibilmente la presenza di un antico abitato falisco pochi grandi antri,sapientemente intagliati nella roccia vulcanica, occhieggiano tra le successive stratificazioni degli edifici. Probabilmente l’intero banco è formato di grotte e gallerie grandi e piccole, forse percorsi antichissimi, ricoveri, abitazioni e magazzini, condotti per le acque ( purtroppo ben poco studiati) modificati e riutilizzati in epoche successive come tombe o depositi o stalle, ed ora in stato di rovinoso abbandono,distrutti dall’incuria e dal tempo. Il territorio circostante a Fabrica di Roma ancora restituisce, inaspettatamente, testimonianze della presenza antica dei Falisci, dei Romani, della fede dei primi Cristiani. Nella zona della Rocca e della Cella, è riconoscibile, nella forma del tessuto di viuzze scavate nella viva roccia l’antico nucleo urbano, l’esistenza di questa area nella zona meglio difesa naturalmente, è certo legata alle lunghe lotte del popolo Falisco contro la vincente potenza Romana, tanto che il peperino utilizzato nella costruzione di Falerii Novi ( III Sec, a.C.) proviene certamente dal banco su cui si erge la Rocca. L’epoca tra il 1545 e il 1589 fu tra le piu’ felici per Fabrica, specie sul piano culturale, la presenza del cardinale Alessandro alla conduzione dei ducati farnesiani portò anche a Fabrica di Roma al ripristino e alla costruzione di edifici, al restauro e all’ampliamento della cinta muraria, all’abbellimento e alla sistemazione per usi civili delle aree circostanti,alla organizzazione dei beni e delle approvazioni dei Priori e dei vari atti giuridici. Sono da attribuire alla stessa Lucrezia della Rovere la costruzione o la ricostruzione della Torre sulla Rocca, la realizzazione del Parco, della Peschiera e della chiesetta di S.Francesco al Barco, il “Codice farnesiano”, che raccoglie e sintetizza le ordinanze e le disposizioni. La signoria Farnesiana si concluse con Ranuccio II che, dopo aver spadroneggiato e taglieggiato crudelmente i sudditi tra il 1646 e il 1649, dovette restituire l’amministrazione del ducato alla Camera Apostolica in risarcimento dei debiti contratti con il Monte di Pietà per i suoi superiori. La famiglia non riusci’ più a riscattare il feudo che rimase sotto il diretto dominio dello Stato Pontificio. |